domenica 30 novembre 2014

Le mogli della scienza

E' l'ultimo giorno di novembre.
Il mese più difficile. Così mi avevano detto tutti, spaventandomi a morte.
Novembre non è soltanto un mese noioso, dicevano, è il mese più buio dell'anno.
Sentivo stringersi un nodo alla gola ogni volta che qualcuno accennava alle difficoltà e soprattutto alla scarsità di eventi, di qualunque genere.
Sono sopravvissuta. E non ad un mese di novembre qualunque...ma al novembre più buio a memoria d'uomo. Quest'anno niente neve e appena due ore di sole in 30 giorni.
Ci sono state giornate così grigie da poter essere scambiate tranquillamente per notti o crepuscoli senza fine.
Ma ci siamo. Domani è dicembre. La follia natalizia ha preso piede e la luce è arrivata, anche se da un abete addobbato. Ci accontenteremo.
Fuochi d'artificio alle 4 di pomeriggio per dirsi che: abbiamo scollinato!

Ero lì che cercavo un quadratino di prato ghiacciato da dove guardare lo spettacolo e vedo un mio collega che mi saluta da lontano (lo chiameremo Luigi...anche se è brasiliano!).
Luigi è un simpatico ricercatore con due dottorati, un genio sempre al lavoro. Luigi ha una moglie. Stop.
Poco dopo incontro Mario (non si chiama veramente Mario, anche perché è cileno, ma lo chiameremo così).
Mario è un studente PhD con una marea di pubblicazioni alle spalle, è brillante e un po' punk (ci piace dire che noi "fottiamo" il sistema, a volte).
Mario ha una moglie. Stop.
Anche il mio capo con le stelline sui calzini ha una moglie. Siamo andati a cena da lui una sera di ottobre. La moglie, che chiameremo Lena perché è il suo nome, ci ha offerto della zuppa di funghi colti da lei stessa nella foresta quella mattina, e un salmone che è stato senz'altro il più buono mai mangiato in vita mia.
La moglie di Luigi, la moglie di Mario e Lena hanno una cosa in comune.
Sono sposate con la scienza. La scienza, anche se è donna di nome, ha un sacco di mogli e pochissimi mariti (o magari nemmeno uno).

Durante un pranzo in laboratorio assisto alla seguente telefonata (al telefono, la moglie di Mario).
-Sì amore, come sono? Ah, le volevo marroni a dire il vero. Sì, sì. Che numero? Ma ti sembrano abbastanza calde. Sì, amore. Lo so. No guarda, nere no. Non comprarle.
Mario attacca e dice: era mia moglie, mi sta comprando le scarpe per l'inverno.
Lei??? La mia reazione è: occhi fuori dalle orbite, mandibola slogata e un timbro acutissimo che fa tremare i vetri del laboratorio.
Mario prosegue: io non compro mai niente da solo, va sempre mia moglie.
Cos'è, ti hanno tagliato le mani? La mia acidità permea la stanza.

Le ho incontrate tutte queste mogli, prese e portate a vivere al Polo Nord per seguire le carriere accademiche dei mariti. Comprano scarpe per gli altri, vestiti per gli altri, raccolgono funghi, fanno figli.
Le ho incontrate e non sono riuscita a parlare con loro. C'è un muro. Chiedi loro come stanno e la conversazione muore nel giro di trenta secondi. Non ci provano più a dire che oggi di bello hanno fatto la spesa, che hanno portato il bambino al parco, che hanno aggiustato due lampadine.
Restano lì, sedute composte ad interminabili cene in cui si parla, quando va bene, del prossimo congresso e, quando va male, di compliance polmonare.
Una vita al fianco. Della scienza. Incarnata nei loro mariti. Bravi scienziati, bravi uomini anche, ma a volte pessimi mariti.
Luigi rimane in laboratorio tutte le sere fino a tardi, a volte fino alle due di notte. E sua moglie dorme da sola, sempre.
Mario la domenica va in bicicletta con dei colleghi. E sua moglie sta a casa, come tutti i giorni della settimana. Perché ci sono tre bambine con lei.
Il mio capo con le stelline sui calzini, a settant'anni suonati, non vuole andare in pensione, perché il fuoco della scienza arde ancora dentro di lui. E' uno dei più grandi...su questo non c'è da obiettare.
E Lena non l'ha con sé nemmeno ora. Piuttosto che vederlo depresso, l'ha lasciato fare.

Qualcuno si è mai interrogato sulle aspirazioni di queste donne? Loro stesse lo hanno mai fatto?
La scienza non esisterebbe se non ci fossero stati vestiti puliti da mettere la mattina, cravatte abbinate alle giacche per i congressi, bambini lavati cambiati mangiati e portati all'asilo, panini di mezzanotte quando ci sono gli articoli da scrivere entro il giorno dopo e case pulite ad ospitare le cene coi colleghi. La scienza sarebbe per lo meno stata molto più sciatta, stanca e acciaccata senza qualcuno che fa comparire in tavola pane e companatico ogni giorno, che si ricorda di pagare le bollette e prenotare la casa al mare.

Qualche moglie a volte divorzia. Anche dalla scienza.
Ci sarebbe un terzo collega. Lo chiameremo Asdrubale (perché è un nome che fa ridere). Asdrubale è professore universitario qui a Uppsala. Un uomo discreto e divertente, un po' pungente a volte, e preparatissimo.
Come gli altri, pensava di poter prendere sua moglie (prelevandola dal sole di Madrid), piazzarla in mezzo al ghiaccio e continuare la propria carriera senza farsi troppe domande esistenziali.
Dopo un anno, la moglie di Asdrubale ha detto: io ci ho provato, qui fa schifo! Torno a Madrid! Tu fai quello che vuoi!
Ora Asdrubale si fa due settimane qui e due settimane a Madrid, in continuo peregrinare.
Dovrei fargli una foto, ad Asdrubale. Le occhiaie stanno letteralmente sostituendo l'intero volto e quei calzini spaiati...un vero disastro. Asdrubale è perennemente in ritardo (in posto dove il ritardo non è nemmeno contemplato nelle possibilità presenti nell'universomondo) e sbadiglia così tanto da far venire voglia di porgergli un cuscino.
E fate conto che Asdrubale mi sembra comunque quello più pratico e indipendente del laboratorio. Pensate cosa accadrebbe alla scienza se tutte le moglie divorziassero??
Altro che premi Nobel. Sarebbe un gran casino.

Ho realizzato che queste donne non hanno la minima idea di quanto la scienza deve loro. Abbandonate 24 ore con esseri che vanno all'asilo e che ad un certo punto iniziano a parlare lo svedese come prima lingua. In un posto dove fare amicizia è difficile anche quando lavori e non hai figli, figuriamoci così. Dopo un giorno intero tra pannolini sporchi e supermercati, non vorreste saltare alla giugulare di uno che vi racconta che ha scoperto che la ventilazione polmonare provoca una infiammazione più importante nelle zone medie e apicali e probabilmente è tutta colpa dello stiramento dovuto alle pressioni?? Lo vorrei uccidere pure io, che trovo la scoperta affascinante!
Non lo sanno, di essere la base su cui poggia tutto. Ma prima o poi glielo dico.




2 commenti:

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  2. Hai spiegato con semplicità le mie mille paranoie...grande stima per te da una moglie della scienza (che però non ha rinunciato al sole della Sicilia e lascia la scienza nel buio di Uppsala)...

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