C'è bisogno di energia. La mattina.
Sopratutto quando le ore di luce diventano cinque e mezzo su ventiquattro e ci si sente sempre un po' assonnati.
Mentre facevo la mia colazione da ottomila calorie pensavo a una cosa che mi aveva detto una mia amica. La mia amica è un medico.
Parlava del suo capo, che è un uomo, ovviamente.
Durante un giro visite il capo le dice testuali (o più o meno testuali) parole: "La medicina sta perdendo tutto il suo prestigio! Ormai non si tratta ché di lavoro d'ufficio. Infatti ci sono più donne che uomini che esercitano la professione. Voi siete brave, col lavoro d'ufficio."
Ogni volta che ci penso, una rabbia cieca mi pervade, che rischio di polverizzare quello che ho tra le mani come Wonder Woman. E stamattina avrei mandato in pezzi il mio latte d'avena con il muesli alla frutta (immaginate un frutto...nel mio muesli c'è!).
Ringrazio il capo della mia amica (esimio professore di un'università e di un ospedale che non si possono dire) per aver dato il giusto sprint alla mia giornata e avermi fatto pedalare fino al laboratorio senza neanche appoggiare il culo sulla sella.
La cosa che mi interesserebbe approfondire con questo povero vecchio accademico senza una vita sociale è la seguente: la medicina ha perso il suo prestigio e quindi è diventata accessibile alle donne, o le donne hanno rovinato la medicina in modo irreparabile? Siamo causa o conseguenza?
Immagino, conoscendo la tipologia di soggetto come le mie tasche, che nella sua personale visione noi povere segretarie siamo la conseguenza. Farci diventare la causa vorrebbe dire ammettere una certa capacità di azione da parte nostra (la cosa che più spaventa al mondo...l'azione).
Ogni tanto mi viene l'idea di andare sul letto di morte di tutti questi baluardi della scienza e sussurrargli all'orecchio "al tuo posto adesso c'è una donna", per vederli morire arrabbiati quanto sono stata arrabbiata io in questi anni.
Ma la vendetta non è l'obiettivo (me lo ripeto in modalità mantra per eliminare dalla mia fantasia le fiale di Guttalax nel caffè, le gomme della macchina tagliate o le uova spalmate sul parabrezza del motorino).
Per raddrizzare la giornata senza ridurre l'energia ci vuole qualcosa di buono, la visione anche solo di un piccolo passo per uscire dall'oscurità (in tutti i sensi, lasciatemelo dire).
E allora, appena arrivo al lavoro cerco il curriculum di un professore che si è detto interessato a una collaborazione. Pareva sincero nel propormi di fare quattro chiacchiere sul glicocalice (io non ho mai fatto quattro chiacchiere sul glicocalice con nessuno...forse solo perché nessuno me l'ha mai proposto).
Nel curriculum di questo finlandese dall'accento inglese un po' indecifrabile (immaginatevi che bei misunderstanding tra recettori, cellule e mediatori) c'è scritto che è un maschio e che ha quattro figli.
Solo nei curricula delle donne avevo visto dichiarato il numero di figli, prima. E non era certo per vantarsene. Era per mettere le mani avanti. Qualcuna dichiarava pure di avere dei genitori pronti a fare i nonni a tempo pieno; tanto per mettere nero su bianco che i figli non sarebbero stati un impedimento allo svolgimento del lavoro (e non stiamo parlando del posto fisso alla NASA per progettare missili da mandare su un pianeta dal nome sconosciuto).
Vedere che il signor Finlandese ha scritto che ha 4 figli mi è sembrato bello. Paritario. E mi è anche sembrato che il fatto di averne così tanti fosse per lui un vanto, non un handicap. Come a voler dichiarare di essere una persona realizzata anche fuori dall'ospedale.
Ha pure scritto di essere un maschio. Questo è peculiare.
Avrei due motivi da proporre come soluzione del rebus.
1. I nomi finlandesi non si capisce se sono maschili o femminili (lui si chiama Jyrki!!!).
2. Il finlandese è una lingua senza genere.
Non esiste lui e lei, bello o bella. Diciamo che in finlandese è tutto BELLUM (corrispettivo latino del neutro???), non importa se abbia le ovaie o i testicoli.
Ci sarà un motivo allora se la Finlandia è molto più avanti della Svezia nel percorso verso la parità di genere? Sarà perché nessuno si interessa di sapere se sei maschio o femmina quando si parla di te?
Intanto io aggiungo al mio curriculum che sono femmina (mica che non l'avessero capito!).
Vi rimando ad un sito molto molto bello...
Si parla di parità e lavoro e chi lo scrive ha molto talento ed esperienza.
Keep sharing ideas!
http://laboratoriodonnae.wordpress.com/2014/08/31/racconti-di-unaziendalista-femminista/
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