venerdì 12 dicembre 2014

Natale a Uppsala

Cosa ho imparato del Natale a Uppsala:

1. Le lucette e i festoni non riescono a vincere l'oscurità, soprattutto se la neve si fa attendere!

2. Nonostante la tradizione sia nata qui (litigano con la Germania per la paternità dell'idea, ma secondo me è irrilevante), trovare un albero di Natale è quasi impossibile.

Scordatevi la plastica! Quando ho detto alla mia coinquilina svedese che avrei comprato l'albero non mi ha saputo indicare un negozio dove poterlo trovare. A un certo punto della conversazione nonsense (una delle tante), ho il colpo di genio di chiedere: ma stiamo parlando di un albero di plastica vero? Sembrava le avessi infilzato il costato con una lancia infuocata. Assolutamente no! risponde. "In casa mia niente alberi di plastica!" Che Odino mi scampi dall'ira funesta degli svedesi tradizionalisti. Ho iniziato la ricerca una settimana fa, pensando che avrei potuto prendere un albero vero e a febbraio andare nella foresta e piantarlo. Beh, sto continuando a cercare...
Pare che agli svedesi piaccia decorare alberi che già esistono (il che ha perfettamente senso) e che comprare un albero sia possibile ma non molto comune.
La deadline per il ritrovamento di un'aghifoglie che sia possibile far passare dalla mia porta è domani. Vi saprò dire!

3. Il "must have" di Natale è il candelabro dell'avvento. In svedese: Adventljusstake.

E' un piccolo supporto di legno con sette candele, assolutamente non vere, ma di plastica a forma di candela con una lampadina sulla cima. Detto così può sembrare kitsch ma non lo è affatto. Vedere i candelabri dell'avvento a tutte le finestre (tutte!!!) è decisamente suggestivo.
Anche i cavallini rossi tipici non stonano in mezzo alle decorazioni (poi dei cavallini rossi ne parliamo!). E se siete degli amanti del super-tradizionale potete costruire con poco sforzo un piccolo supporto con quattro candele che accenderete nelle domeniche di avvento. Una sola candela la prima domenica, due la seconda e via così. Qui esiste una roba del genere in ogni casa.
Vanno comunque pazzi anche per i calendari dell'avvento, quelli con un cioccolatino per ogni giorno.
Ma l' Avdentljusstake è assolutamente irrinunciabile!

4. Santa Lucia è popolarissima anche qui!

Il giorno di Santa Lucia i bambini di tutta la Svezia cantano canzoni con delle candele (grazie a dio finte pure queste!) in testa. Santa Lucia porta la luce nel buio dell'inverno, apre un varco e ci dice che il sole tornerà a trovarci, dobbiamo solo pazientare.

5. Cosa mangiare in Svezia a Natale (e cosa bere!)
Stoccafisso è il grande classico, insieme alle arringhe in tutte le forme e letteralmente tutte le salse.
Esistono il Julost (formaggio di Natale) e il Julkinska (prosciutto di Natale).
E da bere il Julmust per i bambini (succo d'uva di Natale) e la Julöl (birra di Natale) per gli adulti. Se non avevate capito Jul significa Natale! Ed è solo da inizio a fine dicembre che troverete nei supermercati questi prodotti, poi scordateveli!
Se volete cucinare una pasto completo alla svedese o se avete il suocero o il cognato vichingo tra gli invitati e volete fare bella figura, evitate le polpette di cavallo dell'Ikea!
Cucinate un buono stufato di cavolo, un pasticcio di patate e comprate salmone affumicato da condire con l'aneto. Forse non sarà proprio un pasto tipico, ma ci va molto vicino.
Per dolce si può scegliere tra i biscotti o il pane allo zenzero, oppure (e meglio) i Kanelbulle (palline di cannella...letteralmente), delle piccole brioche con la cannella e i confetti di zucchero a forma di girella. Una delizia!

p.s. La settimana scorsa sono incappata in un pandoro esposto nella vetrina di un negozio di cibo asiatico (cosa ci facesse è un mistero imperscrutabile). Era inutile tentare di resistere. Dolci colazioni mi portano verso il giorno dell'aereo per casa.

God Jul!

lunedì 8 dicembre 2014

Ingegneri

Ho bisogno di una pausa seria da un malefico powerpoint che sarebbe meglio imparassi a memoria per evitare l'inciampo imprevisto in un tempo verbale inglese. Nella pausa, riporto un piccolo episodio fresco di giornata.
Domani presento i dati preliminari del mio studio. La platea è composta dai miei colleghi e qualche altro, interessato più al pranzo offerto che ai miei numeri. Ci tengo, anche se non è una gran cosa.
Stamattina passo dall'ingegnere che mi aiuta con una cosa barbosa che non sto a descrivere.
Dico anche a lui del Lunch Seminar (qui Scrocca il Pranzo al Laboratorio si chiama Lunch Seminar!) e lui mi risponde: grazie, verrò senz'altro, cucinerai tu?
No, stronzo!
Io dico che presento il mio lavoro e lui si  proietta in avanti sulla lasagna. Ha scotomizzato la parola Seminar e si è concentrato solo sul Lunch.
La domanda è: se fossi stata un ragazzotto con la barba folta, mi avrebbe chiesto comunque quale manicaretto avrei confezionato con tanto amore?
Qui c'è il servizio catering per tutto, per il più banale degli eventi (come ad esempio la mia presentazione dei dati!!); perché a qualcuno dovrebbe venire in mente che mi metto a cucinare per 20 persone?
L'amara realtà è che, oltre ad essere femmina, sono italiana e lui lo sa. E in questo mondo siamo famosi per tante cose, ma una di queste è senz'altro la pizza.
Gli stereotipi esistono, e non sono solo di genere. Sono anche di cultura. Quindi, nella piccola mente di un ingegnere maschio di mezza età, una donna italiana non può che suggellare qualsiasi occasione con una bella carbonara e una fetta di tiramisù.
A me cucinare piace, tanto. Ma se serve smetto subito!!